E’ arrivato per forza tempo di un rinnovamento profondo per il casinò di Sanremo perchè di andare avanti in questo modo proprio non ne se ne parla con il malumore che dai “piani alti” della casa da gioco ligure passa ai tavoli con i croupier sempre più preoccupati dalla situazione e giunge fino agli organi politici della città che vedono tantissime occasioni per le attività di Sanremo sfumare a causa dell’approssimazione e della superficialità che hanno caratterizzato la gestione del casinò di Sanremo negli ultimi anni ed è ora di dire basta!
Prima ci si scotta, poi ci si brucia, ma qui si rischia di morire carbonizzati
A volte la causa è l’arroganza, a volte la supponenza, a volte peggio ancora l’orgoglio che non consente di fare un passo indietro ammettendo di aver sbagliato e di cercare in fretta una soluzione che possa risolvere il problema. Ed ecco che il problema si trasforma in un guaio come è successo con la perdita dei tornei di poker per almeno tutto il 2015, fatto che comporterà un mancato introito davvero importante non solo per il casinò, ma anche per l’indotto della città dei fiori.
Il super manager che piace al sindaco, non piace ai sindacati
Non si parla dei “Mi Piace” di Facebook, ma del candidato proposto dal sindaco del comune di Sanremo per la direzione del casinò, il signor Giancarlo Prestinoni, un manager proveniente dal settore medico che potrebbe secondo l’amministrazione risollevare le sorti della casa da gioco, cosa che invece non credono possibile i sindacati che definiscono il compenso proposto di 200.000 euro annui + premi decisamente sproporzionato per un ruolo dirigenziale in un’azienda a partecipazione pubblica delle dimensioni del casinò e quindi per il momento resta tutto su carta.
Non sappiamo quanto questo braccio di ferro (politico?) possa far bene al casinò di Sanremo che nel frattempo resta in balia degli eventi e di certo senza far nulla le cose non andranno a sistemarsi da sole. Di certo non invidiamo la posizione dei croupier che, a causa dei minori introiti, vedono ridursi mance e compensi e ancor meno vorremo essere nei panni di uno dei 29 dealer per il poker sportivo, assoldati da una cooperativa locale che all’atto pratico si trovano senza lavoro.
Ancora una volta siamo di fronte ai soliti fatti all’italiana, che a forza di reiterarsi continuamente, nei contesti più disparati, hanno smesso di far ridere già da diverso tempo. Provare per una volta almeno a superare gli interessi dei poteri forti, per ridar dignità al lavoro delle persone?