Il momento per il Casinò di Venezia e sopratutto per le sue casse è noto che non sia delle migliori e di certo trovarsi anche con un risarcimento da pagare ad un croupier licenziato (anzi agli eredi, visto che ormai è morto) e probabilmente una cifra analoga ad altri due dipendenti licenziati ormai nel lontano 1992, non fanno che peggiorare ulteriormente la situazione.
Tutto parte, come dicevano, nel lontano 1992 quando Silvano Ghedin, Luigi Fullin e Franco Tadini Dal Lago furono dapprima sospesi e poi definitivamente licenziati nel 1995 con l’accusa di aver favorito delle presunte truffe, venendo meno agli obblighi di fedeltà nei confronti del datore di lavoro, il casinò di Venezia appunto.
In seguito ad una lunga storia giudiziaria, di quelle a cui siamo abituati nel nostro paese, arriva dopo “soli” 23 anni una sentenza che si pronuncia in favore del primo dei tre, il Ghedin, al quale viene riconosciuto un maxi risarcimento di circa 1 milione di euro comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria. La cosa triste è che l’imputato non potrà mai gioire di questa vittoria in quanto è ormai passato a miglior vita e saranno quindi gli eredi che avranno diritto a ricevere l’ingente somma. Simile la vicenda anche per gli altri due croupier incriminati per i quali non è ancora stata pronunciata una sentenza, ma che vista la situazione analoga a quella del Ghedin dovrebbero trovarsi ad incassare una cifra simile se non uguale.
Un vero jackpot per il croupier di Venezia licenziato
L’esito della vicenda era abbastanza scontato ed ecco che infatti lo stesso Comune di Venezia aveva preventivamente provveduto a mettere a bilancio la somma che sapeva già di dover pagare in seguito alla sentenza. La sentenza emessa è provvisoriamente esecutiva e quindi il comune dovrà pagare, ma i legali che difendono la casa da gioco e il comune hanno dichiarato che ricorrerrano alla cassazione nel tentativo di ribaltare le sorti della vicenda.
La questione è controversa in quanto i tre dipendenti vennero prima assolti dal processo penale, poi la sezione lavoro del Tribunale riconobbe loro un risarcimento complessivo pari a circa due milioni di euro (già parzialmente pagati) con la sentenza confermata in appello. La Cassazione però annullo il tutto rimettendo gli atti alla corte di Brescia che destinò la vicenda ad un’altra sezione della Corte di Venezia, davanti alla quale gli eredi di Ghedin hanno richiesto il riconoscimento del torto subito e ottenuto il risarcimento, cosa che avverrà anche per gli altri due imputati.
Sarà stata messa davvero la parola fine alla vicenda, oppure la Cassazione riserverà altri colpi di scena? Dopo 23 anni di lotte, sarebbe il caso di arrivare ad una conclusione.