Nessuna guerra. Questo il proposito uscito dal summit di Milano fra i casinò Italiani e la Federgioco, a proposito del poker live nei circoli del nostro paese. Anzi, la richiesta è quella di una regolamentazione del gioco al di fuori dai casinò, in modo da chiarire una volta per tutte quelle che saranno le linee guida da seguire per i clubs. In pratica, una sorta di riconoscimento e legalizzazione, ma che allo stesso tempo non vada ad intralciare il poker live nei casinò.
Rispetto dei ruoli ma collaborando
I casinò sanno quanto sia importante la presenza dei circoli sul suolo italiano. In primis avvicinano nuovi giocatori alla disciplina e in secondo luogo, possono essere dei parteners fondamentali per traghettare i giocatori stessi verso gli eventi organizzati nei casinò. Insomma una sorta di dare ed avere, ma che abbia delle regole ben precise.
Il proibizionismo non gioverebbe nemmeno agli stessi casinò. Ma è lecito da parte loro, chiedere un regolamento del poker live nei circoli. Una sentenza definitiva che delimiti l’operato dell’uno, senza che vada a danno dell’altro. Diciamo che la moda dei garantiti e la guerra di questi garantiti non è andata giù ai quattro casinò italiani, che si sono visti delegittimare da associazioni e clubs, che alla resa dei conti operano in una situazione assai bordeline.
Una retromarcia se vogliamo, rispetto alle parole immediatamente proferite da federgioco all’indomani dell’incontro di Milano, in cui la stessa federazione sembrava aprire la guerra con i circoli, passando la palla al Ministero. Una sorta di deja vu, di quello che è successo nel settembre del 2009. Invece questa mattina i quattro casinò italiani si sono espressi in modo sicuramente più pacato sull’argomento.
Lo Stato deve fare la sua parte
E’ chiaro che adesso spetta allo Stato e dunque al Governo, lavorare sodo per creare un regolamento del gioco live al di fuori dei casinò. Ma siamo sicuri che lo Stato in questo momento, abbia voglia di sedersi e ascoltare le varie parti? Siamo sicuri che, rispetto ad altri e più importanti problemi che affliggono il nostro paese, lo Stato sia disposto ad aggiungere questa regolamentazione alla propria agenda?
Ovviamente noi speriamo di si. Per mettere fine ad una questione che dura da 10 anni e per togliere da quella situazione bordeline i circoli stessi, che inizierebbero anche a pagare tasse e contributi. Un motivo in più, che potrebbe invogliare lo Stato a dare una scossa a tutto il movimento. Staremo a vedere.